Lombalgia

Lombalgia

Dopo l’articolo sulla cervicalgia di settembre vi voglio parlare di uno dei disturbi più diffusi nella nostra società: la lombalgia. Le cause del dolore vertebrale sono numerose. Alcuni studi hanno evidenziato che solo il 20% delle lombalgie è provocato da un problema specifico della colonna vertebrale (patologie rachidee); il restante 80% è provocato da cause non specifiche quali posture e movimenti scorretti, stress psicologici, forma fisica scadente ed eccesso di peso corporeo.

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Esistono due tipi di mal di schiena: lombalgia acuta e lombalgia cronica.

La lombalgia acuta è caratterizzata da un tipo di dolore, causato da una lesione muscolare, legamentosa, articolare e discale, che si accompagna a fenomeni infiammatori. L’infiammazione e il dolore fanno parte del processo di guarigione e cessano, quindi, a guarigione completata in massimo 30 giorni.
Il dolore acuto a livello del rachide è, quindi, un segnale d’allarme per un’avvenuta lesione, una reazione di difesa, uno stimolo a cambiare posizione; ha un ruolo protettivo e adattativo, serve a impedire i movimenti che possono danneggiare ulteriormente la colonna vertebrale.

La chiave di passaggio fra il mal di schiena acuto e quello cronico sono i fattori secondari, fattori di mantenimento del dolore anche a fronte di una totale guarigione delle strutture rachidee lese. Questi fattori sono detti fattori di rischio di cronicizzazione e sono sia fisici che, soprattutto, psichici e sociali. Da qui la definizione di sindrome bio-psico-sociale.

I fattori di rischio fisici sono una pregressa lombalgia, una lunga durata dei sintomi, un dolore esteso, un dolore irradiato agli arti inferiori, una limitazione della mobilità articolare, una errata gestione ergonomica del corpo, un basso livello di attività fisica, il sovrappeso, il fumo e altri disturbi dell’apparato locomotore. Quelli psichici sono lo stress, la scarsa cura personale, un auto valutazione di scarsa salute, la depressione. Infine, i fattori di rischio sociali sono l’insoddisfazione professionale, il disagio sociale, la sindrome da indennizzo.
La lombalgia cronica, quindi, tende a far perdurare il dolore oltre i 3 mesi anche a fronte di una lesione inesistente. Il dolore cronico non ha una funzione protettiva, diventa autonomo, nocivo, riduce la funzionalità del rachide e favorisce la disabilità.

Obiettivi: recupero della lombalgia

  • Trattare il dolore con mezzi che riducano il riposo a letto e la dipendenza dai farmaci;
  • Migliorare la funzionalità vertebrale e rieducare la postura;
  • Insegnare una corretta ergonomiavertebrale nella vita quotidiana e nel lavoro;
  • Insegnare al paziente l’autogestione delle manifestazioni a carattere cronico ed infondere fiducia nelle proprie capacità fisiche;
  • Ritorno veloce alle normali attività lavorative e domestiche.

Lombalgia acuta (circa 7 giorni)

Il trattamento in fase acuta si basa principalmente sulla fisioterapia e sulla chinesiterapia, limitando al minimo il riposo a letto e l’assunzione di farmaci quali analgesici e miorilassanti.
In questa fase è importante condurre il paziente ad autogestire il proprio corpo, riducendo il dolore e prevenendone le recidive e la cronicizzazione.
La ginnastica medica deve essere precoce e passare attraverso questi step:

  • esercizi di rilassamento ed allungamento
  • esercizi di educazione posturale.

Ecco di seguito due fondamentali esercizi antalgici, ossia contro il dolore, utili da eseguire anche più volte al giorno per le forme di lombalgia sia acuta che cronica:

La posizione Psoas (A): consente il rilassamento del muscolo Ileo-Psoas riducendo il suo trazionamento sulle vertebre lombari.

La posizione della Sfinge (B): consente la centralizzazione del dolore in caso di ernia o protrusione discale.

Al termine della fase acuta, quindi al termine del dolore è utile iniziare con il seguente protocollo di lavoro:

  • Esercizi di rafforzamento in isometria, inizialmente in scarico vertebrale.
  • Esercizi di stabilizzazione lombosacrale.
  • Esercizi di mobilizzazione dolce e progressiva.
Fig.2 Esercizio per il rafforzamento degli addominali statico o dinamico. La posizione degli arti inferiori facilita la retroversione di bacino.

Da uno studio dinamometrico sulla funzione della muscolatura addominale è risultato che i soggetti con mal di schiena cronico mostrano un decremento di forza fra il 48 e l’82 % rispetto al gruppo di controllo (Smidt e coll).
Nei soggetti lombalgici, tuttavia, il rapporto tra forza degli addominali e degli estensori (3:5) è simile ai soggetti di controllo, la loro faticabilità è comunque maggiore (Suzuki ed Endo).

Questi esercizi devono essere eseguiti quotidianamente rispettando per ognuno la regola del “non dolore”.
Il periodo che va dai 7 giorni alle 7 settimane rappresenta un momento molto delicato, di transizione dalla fase acuta alla fase cronica indicabile con il nome di fase sub-acuta.
In caso di miglioramento, è consigliato un trattamento riabilitativo conservativo, sovrapponibile alle modalità impiegate nella lombalgia cronica. In caso di peggioramento, invece, saranno effettuate ulteriori indagini e proposte differenti soluzioni terapeutiche, eventualmente chirurgiche.

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Lombalgia cronica

Il trattamento in questa fase ha i seguenti obiettivi:

  • Insegnare una corretta gestione della colonna;
  • Ottenere un buon allenamento funzionale per svolgere le attività lavorative e domestiche;
  • Mantenere una buona condizione fisica generale atta a prevenire le  recidive ed in grado di garantire una buona qualità di vita;
  • Sensibilizzare il paziente verso l’autogestione del proprio problema;
  • Ridurre l’importanza dei fattori di rischio individuali, questi infatti possono condizionare l’esito della terapia.

I metodi utilizzati per insegnare la corretta gestione della colonna vertebrale sono:

  • La Back School: fornisce informazioni utili per il paziente, per un corretto utilizzo della sua colonna, infonde autostima e la fiducia in se stessi.
  • McKenzie: usa il concetto di centralizzazione del sintomo, considerando un miglioramento la localizzazione lombare del dolore ed un peggioramento l’irradiarsi a distanza nel gluteo e nell’arto inferiore.
  • Mezieres: usa esercizi di allungamento pratici mantenendo una postura più corretta possibile, in particolare in statica, sensibilizzando il paziente a percepire profondamente il suo corpo.
  • Souchard o Rieducazione Posturale Globale: derivato dal metodo Meziéres e basato sul trattamento delle catene cinetiche.
  • Rieducazione Propriocettiva: infonde un migliore controllo posturale tramite un potenziamento massimale delle afferenze propriocettive.
  • Riprogrammazione Senso-Motoria: ripristina un corretto atto motorio, mediante una sua elaborazione cognitiva e percettiva ed una conseguente normalizzazione degli automatismi statici e dinamici.
  • Stabilizzazione della colonna lombare: si basa sul concetto del mantenimento della colonna lombare in posizione indolore il più a lungo possibile durante qualsiasi attività della vita quotidiana.
  • Work Hardening: un programma sistematico di attività progressive con meccanismi corporei perfetti, che ricondiziona i sistemi muscolo-scheletrico, cardio-respiratorio e psicomotorio della persona per prepararla al ritorno al lavoro.

Per ottenere un buon allenamento funzionale si deve:

  • Svolgere costantemente gli esercizi chinesiterapici, anche a domicilio
  • Correggere le posture errate nel lavoro e nell’ambiente domestico
  • Adottare quando possibile posizioni di scarico vertebrale
  • Sensibilizzare il paziente verso l’autogestione del proprio problema.

In conclusione, gli esercizi antalgici e chinesiologici sono parte fondamentale nel trattamento preventivo e conservativo della lombalgia al fine di mantenere il soggetto autonomo ed attivo.

testo a cura del dott. Antonio Romano

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